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Grande attesa a Ollolai dove stasera dalle 16 nella palestra comunale è in programma il torneo di S'Istrumpa. Su questa antica forma di lotta pubblichiamo un intervento del professor Tonino Bussu.
Oggi il campionato nazionale di s'Istrumpa torna a Ollolai dove a metà degli anni Ottanta del secolo scorso è stata riscoperta la lotta sarda che si caratterizza come non violenta, in bonas , con le buone, ma può diventare violenta, in malas (con le cattive), quando non si rispettano le regole. Tantu ti seco s'anca! («Tanto ti romperò una gamba»), minacciava l'uno ed era il massimo perché si poteva arrivare ad infortunare l'avversario, o meglio, il nemico: si avvinghiavano in malo modo e lottavano con astio, apostrofandosi vicendevolmente. Oltre che strattonarsi, afferrati al bavero o alla giacca, a volte uno tentava di sbattere al muro il rivale: ti pisto (ti pesto), ti sorvo! (ti riduco in polvere) Ti dao un'abbassada de pede! (ti schiaccio col piede).
Gli sfidanti, sos gherradores , usavano modi e maniere che nella lotta in bonas erano proibite come per esempio ghettare s'ossu (atterrare l'avversario con la pressione della nocca del pollice sulla spina dorsale), o ghettare s'ossu cun sa barba (atterrare l'altro premendo col mento sulla clavicola). Anche ricorrere allo sgambetto, ghettare s'anca , era considerato irregolare perché s'istrumpa è una lotta tra persone leali, dove dimostrare abilità, forza e astuzia. Abile in sardo significa aquila. Una persona abile è acuta, forte: come il rapace attanaglia con gli artigli la sua preda e non molla la presa, come fa il lottatore nostrano afferrando l'avversario ai polsi, alla vita o alla cintura. La bravura nella presa, il polso fermo, si capisce già dalla stretta di mano del saluto iniziale. Ma un buon gherradore , oltre che abile e forte, deve essere trassau , furbo come una volpe ( est unu marzane, nde juchet una trassa ). E sa trassa è importante quanto abilità e forza perché è un misto di furbizia e finezza nel cogliere l'attimo per schienare, mettere spalle a terra l'avversario.
Dunque un buon lottatore deve essere aquila e volpe, deve coniugare l'abilità e la forza con la furbizia volpina. Se però uno sgarra appena, lo si invita a ritornare nei binari, a torrare in surcu o a torrare in trassa perché, se la furbizia scantona nell'imbroglio, si viene definiti trasseri o tramposu : ancora oggi, quando meno te l'aspetti, qualche trassau si trasforma in trasseri e, se non sei vigile e attento, ti ghettat s'anca o ti ponet s'ossu . Questi stessi modi di dire avevano significati metaforici reali molto diffusi e comuni. Il linguaggio de s'istrumpa è così radicato in Barbagia per cui anche la vita, l'esistenza stessa è lotta, tanto è vero che di un individuo che ha faticato molto e fatto sacrifici, si dice: ja l'at gherrada, ja! (Ha lottato molto per vivere) E chi affronta grandi prove per realizzarsi si l'est gherrande a man'a chinthu! (sta lottando con la presa sulla cintura), come per S'istrumpa.
Questi pochi esempi dimostrano quanto fosse radicata questa lotta nella cultura barbaricina e quanto sia importante, dal punto di vista sportivo ma anche antropologico, che i dirigenti della Federazione di Ollolai, l'abbiano salvata, acciuffandola per i capelli, quando sembrava che non se ne dovesse più parlare. Il recupero del contesto in cui veniva praticata e delle espressioni popolari ad essa legate sono una parte importante della nostra identità che merita di essere salvaguardata.
TONINO BUSSU unionesarda.it